Orto

G.O.G. un orto di inclusione sociale in area urbana

G.O.G. un orto di inclusione sociale in area urbana

G.O.G. è un orto realizzato nel pieno centro dell’abitato di Montevarchi, in un terreno di circa 1500 metri quadrati di pertinenza della villa Galeffi, la quale famiglia ha istituito la più antica farmacia della città e che ha suggerito il nome al progetto: G.O.G. (Galeffi-Orto-Giardino). 

GOG è il primo esempio di orto sociale spontaneo della zona, se si considera che è nato dall’impegno comune di persone di diversa formazione ed esperienze che hanno contribuito ciascuno con le proprie capacità a raggiungere obiettivi comuni. Il progetto intende dimostrare l’utilità e l’importanza sia economica (autoproduzione) che terapeutica che la coltivazione della terra e la crescita delle piante svolgono su ciascuno e che assume particolare importanza nei confronti delle categorie a rischio, degli anziani, delle persone affette da malattie degenerative come l’Alzheimer. GOG è ubicato di fronte alla Casa di riposo (A.S.P.) e vicino alla Casa famiglia della Chiesa del Giglio con le quali è in contatto, in una zona ad alta densità di extracomunitari per i quali potrebbe rappresentare un valido mezzo di inclusione sociale con gli abitanti. Grazie alla collaborazione di un falegname residente, molto attivo e coinvolto nel progetto, con il legname di recupero sono già stati costruiti elementi funzionali e stiamo elaborando insieme un esempio di aiuola rialzata e un banco di lavoro per le persone su sedia a rotelle della casa di riposo che potranno così lavorare insieme gli altri nell’orto e collaborare a semine, trapianti etc. L’obiettivo dell’iniziativa è concretizzare un luogo ove sia possibile incrementare la socialità attraverso la coltivazione della terra e lo scambio di buone pratiche, come la permacoltura, il recupero delle acque piovane, la lotta integrata ai parassiti ed alle fitopatologie, la produzione del compost. L’attribuzione dei prodotti secondo il tempo che chiunque può dedicare, è un modo di valorizzare l’impegno di ciascuno che riporta alle vecchie pratiche dell’aiuto reciproco e alle più moderne banche del tempo. L’iniziativa potrebbe costituire un progetto pilota da riproporre negli altri centri del Valdarno (San Giovanni V.no, Terranuova Bracciolini, Bucine, etc) dove esistono le stesse strutture e residenze e le stesse problematiche sociali.

Il progetto è stato proposto da alcuni membri dell’Associazione Sprondoro, tecnici del settore, che hanno ideato e disegnato gli spazi, sviluppato i rapporti con i proprietari del terreno e stabilito i primi contatti con i residenti. Insieme ad alcuni ospiti della Casa famiglia e alcuni abitanti della zona, è iniziata la ripulitura dell’area dalle erbe infestanti e la creazione delle prime aiuole con il riutilizzo dei materiali presenti, come i mattoni del muro di cinta, le reti per la recinzione, il legname per la realizzazione delle compostiere. E’ stato riabilitato il pozzo, iniziato il recupero delle acque piovane e sono state messe a dimora finora oltre 250 piante di ortaggi, per la maggior parte donati dai vivai e dai cittadini. Entro la fine dell’anno prevediamo di realizzare le oltre 60 sezioni per le aromatiche, spezie e piante officinali che potranno avere anche una funzione didattica (scuole, corsi di formazione, etc) allargata a tutta la vallata. 

Il progetto sta suscitando grande curiosità e interesse e molte persone si fermano a domandare cosa sia, come si possa partecipare e se sia possibile avere un pezzo di terreno da coltivare, ribadendone così il bisogno e l’utilità sociale. Nonostante la conduzione dell’orto sia stata tradizionalmente considerata come pratica del singolo, la vicinanza di più unità accomuna le persone che pur mantenendo la propria autonomia, ne guadagnano in socialità, acquisizione di pratiche sostenibili, scambio di conoscenze

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